
Automotive, crisi in Europa (www.motori.forumfree.it)
Il futuro degli investimenti nei biocarburanti in Europa è appeso a un filo, con rischi concreti di fuga dei capitali verso mercati extraeuropei
Il futuro degli investimenti nei biocarburanti in Europa è appeso a un filo, con rischi concreti di fuga dei capitali verso mercati extraeuropei come Stati Uniti e Asia se non si procederà a un aggiornamento normativo tempestivo. A lanciare l’allarme è Gianni Murano, presidente dell’Unem (Unione Energie per la Mobilità), in vista del tavolo di confronto convocato domani a Bruxelles dalla Commissione Europea sul futuro dell’industria automotive.
Un momento cruciale per la normativa europea sui biocarburanti
«L’Italia ha già investito almeno 4 miliardi di euro nella produzione di biocarburanti e si stima che entro il 2030 saranno necessari ulteriori 6-8 miliardi per realizzare nuove bioraffinerie e sviluppare la filiera», dichiara Murano. Tuttavia, l’attuale quadro regolatorio comunitario continua a escludere questi vettori energetici dal sistema di normative, penalizzando così gli investimenti nel settore. «Se l’Europa non cambia marcia, rischiamo che questi capitali si spostino altrove, attratti da politiche più chiare e incentivi stabili che Stati Uniti e Asia stanno già offrendo», avverte il presidente dell’Unem.

Il confronto di domani si inserisce nel “dialogo strategico” avviato a marzo dalla Commissione Europea per definire il futuro sostenibile del settore automotive, ma Murano sottolinea come la discussione sembri ancora troppo sbilanciata a favore di case automobilistiche e ONG orientate esclusivamente verso l’elettrico, escludendo i produttori di carburanti a basse emissioni di carbonio. «La neutralità tecnologica non può rimanere un semplice slogan, deve diventare un principio normativo che garantisca un approccio inclusivo e realistico alla transizione energetica», aggiunge Murano.
I dati forniti dalla Clepa, associazione dei fornitori di componentistica dell’auto europea, dipingono un quadro preoccupante per l’industria continentale. Nel 2024 si sono persi 54.000 posti di lavoro nel settore della componentistica, a cui si sono aggiunti altri 22.000 nel primo semestre del 2025. A tutto ciò si sommano ulteriori 10.000 posti a rischio a causa di chiusure aziendali e fallimenti, che nel primo semestre del 2025 hanno raggiunto un preoccupante tasso del 44%.
Questa situazione è aggravata dal saldo commerciale negativo dell’UE nel settore dei ricambi auto, incluse batterie ed elettronica, che nella prima metà del 2025 ha mostrato un deficit di 1,4 miliardi di euro. In parallelo, le importazioni di batterie dalla Cina hanno raggiunto un valore di 11 miliardi di euro, raddoppiando rispetto a due anni fa. «Questi numeri parlano chiaro e non possono essere ignorati nelle valutazioni strategiche sul futuro dell’industria automotive europea», commenta Murano.
Il settore dei carburanti a basse emissioni di carbonio rappresenta una componente essenziale per una transizione energetica realistica e sostenibile. Proprio per questo, la Commissione Europea ha avviato una consultazione pubblica per raccogliere contributi e opinioni sul futuro regolatorio. Tuttavia, secondo Murano, manca ancora una visione coerente e inclusiva che riconosca il ruolo chiave di questi carburanti nella decarbonizzazione dei trasporti.