
Stellantis che disastro - www.MotoriForumFree.it
Stellantis si e gli altri no. Il segreto dietro l’incubo delle cinghie a bagno d’olio.
Nel mondo dell’automotive, la questione della cinghia a bagno d’olio è tornata prepotentemente d’attualità con il caso Stellantis, al centro di un acceso dibattito per i problemi tecnici e i costi di manutenzione che sta causando ai proprietari dei suoi veicoli. Ma perché a finire sotto i riflettori è solo il gruppo franco-italiano, mentre altri colossi come Ford e Volkswagen sembrano aver evitato la tempesta?
La cinghia a bagno d’olio è stata presentata inizialmente come un’evoluzione tecnologica promettente: una cinghia immersa nell’olio motore, più silenziosa rispetto alla tradizionale catena, meno soggetta a usura e teoricamente in grado di durare l’intera vita dell’automobile. Questo sistema avrebbe dovuto ridurre i costi di manutenzione e migliorare l’efficienza del motore. Tuttavia, nel corso degli anni, si è rivelato un’arma a doppio taglio, soprattutto perché l’olio motore, seppur fondamentale, è ricco di additivi chimici, residui carboniosi e particelle che, nel tempo, deteriorano la gomma della cinghia.
Ford è stata la prima ad adottare questa tecnologia nel 2012, applicandola ai motori EcoBoost. Anche Volkswagen ha sperimentato la cinghia a bagno d’olio, sebbene in maniera limitata, utilizzandola per la pompa dell’olio sui motori TDI, senza coinvolgere la sincronizzazione dell’intero treno valvole.
Perché Stellantis è finita nel mirino?
Stellantis ha invece puntato in modo deciso su questa tecnologia, rendendo la cinghia a bagno d’olio il cuore dei suoi motori PureTech da 1.2 litri. Purtroppo, quando la cinghia ha iniziato a deteriorarsi, i frammenti di gomma hanno ostruito pompe, filtri e condotti, causando gravi problemi di lubrificazione, motori danneggiati e una crescente insoddisfazione tra i clienti.
Mentre Ford ha gradualmente abbandonato il sistema, passando in gran silenzio alla più affidabile catena di distribuzione su molte versioni dei suoi motori, e Volkswagen è rimasta ai margini del problema grazie a un utilizzo meno esteso e non strutturale, Stellantis ha continuato a insistere sulla soluzione, adottando soluzioni temporanee come rivestimenti interni laccati e oli “più gentili” senza ammettere apertamente il fallimento del progetto.

Le conseguenze per Stellantis sono pesanti: praticamente tutto il suo catalogo – da Peugeot, Citroën, DS, Opel, Fiat e persino Toyota – nei modelli realizzati in collaborazione – è coinvolto. I cicli di manutenzione sono stati dimezzati, passando da sei a tre anni, con costi di riparazione quadruplicati e guasti che si manifestano anche prima dei 60.000 km.
Il gruppo ha finalmente iniziato a rimborsare i clienti colpiti dai guasti e a prendere provvedimenti tecnici, ma il danno reputazionale è ormai evidente. La domanda che molti si pongono è come mai Ford e Volkswagen, pur avendo adottato per primi la cinghia a bagno d’olio, siano riuscite a evitare scandali simili, mentre Stellantis si è trovata in una crisi che, in parte, avrebbe potuto essere prevenuta con una gestione più trasparente e tempestiva.