
È pilota più spericolato di sempre: si è rotto 40 ossa cadendo dalla motocicletta - motori.forumfree.it
Pilota più spericolato di sempre: Evel Knievel, la leggenda dello stuntman americano. Nessuno come lui.
Per più di vent’anni, Evel Knievel ha incarnato il coraggio e la sfida estrema. Non era semplicemente uno stuntman, ma “lo” stuntman. Il suo nome è sinonimo di volo in moto sopra canyon e ostacoli impossibili. La sua notorietà esplose negli anni ’70, quando con la sua Harley-Davidson XR-750 e altre moto potenti come la Laverda 750 affrontava salti che nessuno osava nemmeno immaginare. Tra le sue imprese più celebri si annoverano il salto di 13 autobus a Wembley, quello di 19 automobili a Seattle con un volo di 40 metri e la spettacolare, ma rischiosa esibizione alla fontana monumentale del Caesars Palace di Las Vegas.
Il tentativo più audace rimane il salto sullo Snake River Canyon, in Idaho, nel 1974, dove Knievel tentò di superare un vuoto di 1.600 metri a bordo della moto-razzo Truax Engineering Skycycle X-2. L’evento attirò 40.000 spettatori, ognuno dei quali pagò 25 dollari per assistere all’impresa. Purtroppo, il paracadute si aprì prematuramente, causando la caduta nello strapiombo e una serie di gravi fratture, ma anche un guadagno di 60 milioni di dollari tra cachet e diritti televisivi. Questo salto, originariamente previsto sul Grand Canyon, fu negato dalle autorità, spingendo Knievel a optare per l’Idaho.
Lo spericolato Evel Knievel: una vita al limite tra gloria e dolore
Evel Knievel ha vissuto una vita a filo della morte. Nel corso della carriera, riportò oltre 40 fratture in incidenti spesso terrificanti, ma la sua tenacia lo portava sempre a risalire in sella. La sua esistenza fu segnata da ricoveri per un totale di tre anni in ospedale e almeno 15 operazioni chirurgiche. Nel 1999, affrontò una dura battaglia contro un fegato devastato dall’epatite C, conseguenza di una trasfusione infetta dopo uno degli incidenti. Nonostante i medici gli avessero concesso pochi giorni di vita, Knievel si rimise in piedi e tornò al volante. Solo un trapianto gli salvò la vita, grazie a un donatore compatibile deceduto in un incidente a Miami.
Nel corso degli anni, il suo corpo provato dal dolore fu alleggerito solo da una pompa di morfina impiantata per alleviare i dolori alla schiena. Dopo aver appeso il casco al chiodo nel 1980, Knievel si ritirò, ma rimase sempre nell’immaginario collettivo come simbolo di coraggio e incoscienza. La sua tuta bianca con mantello, decorata con stelle e la lettera “V” sul petto, un mix tra Elvis Presley e Superman, è diventata iconica, emblema di un’epoca di spettacolo e sfida.

La figura di Evel Knievel ha travalicato il mondo dello stunt. Ha ispirato un film cult del 1977, “Le strabilianti avventure di Superasso (Viva Knievel!)” e apparizioni in serie TV come “La donna bionica”. La sua leggenda è stata celebrata anche nella musica folk e nei giocattoli a lui dedicati. A Topeka, Kansas, è stato allestito un museo che conserva memorabilia e ricordi della sua carriera.
Il suo nome, originariamente Robert Craig Knievel Jr., fu modificato in Evel per giocare sul soprannome “Evil” (cattivo), dovuto alla sua natura rissosa e al carattere irruento. Anche il suo staff, gli Evel Knievel’s Motorcycle Daredevils, contribuì a diffondere la sua fama, mentre suo figlio tentò di proseguire le orme paterne senza però raggiungere la stessa notorietà.
Nonostante il carattere duro e la vita spericolata, Evel Knievel ebbe una vita sentimentale relativamente stabile con tre matrimoni. L’ultimo dei quali con una donna molto più giovane che lo accompagnò fino alla fine. È morto a 69 anni a Clearwater, Florida, per complicazioni legate a una fibrosi polmonare idiopatica, una malattia con cui conviveva da tempo.
La sua eredità rimane un simbolo di audacia, spettacolo e la volontà di spingere continuamente oltre i limiti dell’impossibile.