
Prima volta in F1! (Instagram FIA) - www.Motori.ForumFree.it
Ci è voluta una normativa davvero stringente per mettere d’accordo i due eterni rivali. Lo scossone in F1 ha colpito anche loro.
La Formula 1 si trova di fronte a una nuova controversia che accende il dibattito tra i protagonisti della griglia. Il tema questa volta riguarda l’introduzione del gilet refrigerante, una soluzione tecnologica pensata per tutelare i piloti dal caldo estremo che si respira dentro l’abitacolo durante gare in condizioni climatiche proibitive. Ma se la FIA spinge per renderlo obbligatorio dal prossimo campionato, tra i grandi nomi del circus emergono forti perplessità, con Lewis Hamilton e Max Verstappen che, incredibilmente, si trovano d’accordo nel respingere questa imposizione.
L’idea della FIA non è peregrina: le temperature oltre i 31 gradi con umidità al 70% mettono a dura prova la resistenza fisica dei piloti, con rischi reali di colpi di calore. La soluzione proposta è un giubbotto dotato di tubicini che circolano acqua refrigerata, da indossare prima e durante la gara, per mantenere costante la temperatura corporea. Ma l’efficacia di questo dispositivo è stata subito messa in discussione.
Verstappen è stato tranchant: “Dopo 15-20 minuti l’acqua diventa calda e il gilet non serve più a niente”. Parole dure che arrivano da un pilota abituato a spremere ogni millesimo di vantaggio, e che dunque difficilmente si lascia convincere da soluzioni poco funzionali. Hamilton, dall’alto dei suoi sette titoli mondiali, aggiunge che “nessun pilota è mai morto per surriscaldamento in gara, se non in incidenti con fiamme”. Per lui, imporre il gilet sarebbe “stupido”.
Il punto di vista di Hamilton è particolarmente significativo: non è solo un campione, ma una voce autorevole che da sempre mette al centro la libertà di scelta dei piloti. “Dovrebbe essere una nostra decisione – afferma con decisione – e apprezzo che la FIA abbia messo a disposizione questo sistema. Continueremo a lavorarci su, perché in condizioni estreme può essere utile, ma non deve diventare un obbligo”.
Contrari assieme: non erano mai stati d’accordo
La presa di posizione di Hamilton e Verstappen che per la prima volta sono pubblicamente d’accordo su una norma della FIA rischia di complicare la strada della FIA, che con questa mossa vuole prevenire situazioni di rischio senza aspettare tragedie. Il problema è che la Formula 1, da sempre terreno di innovazione tecnica, qui si scontra con la cultura del pilota, che vuole mantenere il controllo sul proprio corpo e sulle proprie scelte.
Non è la prima volta che un dispositivo imposto dall’alto genera malumori. Nel passato recente, l’introduzione del sistema halo per la sicurezza ha incontrato molte resistenze, ma poi si è rivelato fondamentale. Il gilet refrigerante però non gode dello stesso appeal, perché non salva la vita in senso stretto, ma punta a migliorare il comfort e la performance fisica. E in un ambiente dove ogni dettaglio è scrutinato, la parola “obbligo” suona più fastidiosa che rassicurante.

La stagione 2026 potrebbe essere un crocevia per questa tecnologia. La FIA sembra determinata a farne uno standard, ma dovrà fare i conti con l’opposizione dei piloti più rappresentativi. La strada migliore potrebbe essere un compromesso: migliorare il sistema, renderlo più efficace e leggero, e lasciare la scelta finale nelle mani di chi si gioca la vita a 300 km/h.
Nel frattempo, il dibattito è aperto e mette in luce un altro aspetto cruciale della Formula 1: non basta la tecnologia, serve anche il consenso di chi la deve usare. Hamilton e Verstappen, antagonisti acerrimi in pista, questa volta si trovano uniti nel difendere la libertà individuale contro quella che percepiscono come un’imposizione inutile e forse dannosa. La sfida non è solo tecnica, ma culturale. Se la Formula 1 vuole davvero evolversi, deve saper ascoltare i suoi protagonisti. E lasciare che siano loro a decidere come affrontare il caldo infernale dei circuiti più esigenti.