
Ma quanto è brutta? - www.Motori.ForumFree.it
Definita da molti esperti ed appassionati la supercar più brutta di sempre, questa vettura giapponese trae ispirazione da un campo artistico molto particolare.
È ufficialmente giunta al termine l’epopea di una delle vetture più discusse e controverse nel panorama delle supercar giapponesi: la Mitsuoka Orochi, spesso etichettata come la coupé più brutta mai prodotta. Dopo quasi due decenni di presenza sul mercato, il costruttore nipponico ha deciso di mandare in pensione questo modello, presentando una edizione finale in tiratura limitata, che ha suscitato curiosità e perplessità tra gli appassionati e gli esperti del settore.
La storia della Mitsuoka Orochi ha dell’incredibile, a partire dal suo stesso design, che ha lasciato molti osservatori a bocca aperta, per usare un eufemismo. Presentata per la prima volta come prototipo nel 2001 e successivamente rivista nel 2003 e nel 2005, la vettura ha stupito per le sue forme anticonvenzionali e a tratti sconcertanti. Con i suoi 4,56 metri di lunghezza, 2,03 metri di larghezza e 1,18 metri di altezza, l’Orochi nasce su una base tecnica derivata dalla celebre Honda NSX, ma con un’estetica che sembra più una provocazione che un omaggio all’eleganza automobilistica.
Il fondatore di Mitsuoka definì questa vettura una “fashion super car”, un termine che ha alimentato dibattiti accesi nel mondo dei motori. A dispetto della sua potenza modesta, con un motore V6 Toyota da 233 CV e 328 Nm di coppia, abbinato a un cambio automatico a 5 rapporti, l’Orochi si è spesso trovata sotto il mirino delle critiche per un design giudicato troppo eccentrico, quasi alieno rispetto ai canoni tradizionali delle supercar.
Rara quanto poco appetibile
Dopo anni di produzione e un discreto seguito di culto, Mitsuoka ha deciso di chiudere definitivamente il capitolo Orochi con una Final Edition estremamente limitata: saranno infatti realizzati soltanto 5 esemplari, destinati a collezionisti e appassionati disposti a investire circa 90.000 euro per portarsi a casa un pezzo di storia automobilistica tanto singolare quanto discutibile.
Questa versione definitiva si distingue per alcune novità estetiche e di comfort: cerchi in lega da 19 pollici, livree perlate in oro e bianco, e un abitacolo rivisitato con accostamenti di pelle e Alcantara, impreziositi da finiture metalliche che puntano a esaltare la percezione di lusso, nonostante le misure di sicurezza e la tecnologia rimangano quelle di un’auto concepita ormai più di vent’anni fa.

Il marchio Mitsuoka è noto per la sua capacità di sfidare le convenzioni estetiche e tecniche del settore automobilistico, spesso proponendo vetture che sembrano uscite da un’altra epoca o da un concept futuristico. La Orochi si inserisce perfettamente in questa filosofia, incarnando un’idea di supercar che privilegia il carattere e l’unicità rispetto alla pura performance e all’omologazione estetica. La cosa più interessante da sapere sull’auto forse è l’origine del suo design, ispirato all’Yamata no Orochi, un mostro tradizionale della mitologia giapponese.
Negli anni, la Orochi ha raccolto una schiera di estimatori affezionati, ma anche moltissime critiche per il suo aspetto spesso definito “sgradevole” se non addirittura “la più brutta supercar della storia”. Ciò che rimane indiscusso, però, è la sua capacità di suscitare emozioni e di rappresentare una nicchia rara all’interno di un settore dominato da linee sempre più omologate e da prestazioni da record. Con la recente fine della sua produzione, la Mitsuoka Orochi si appresta a diventare un oggetto da collezione, un simbolo di come il design automobilistico possa essere provocatorio e polarizzante, tanto da far discutere ancora oggi, molto tempo dopo il suo debutto ufficiale nel 2006.