La Commissione Europea e il rinvio sulla decisione - motori.forumfree.it
La questione dello stop ai motori termici nel 2035 resta avvolta nell’incertezza a causa dell’ennesimo rinvio.
Originariamente prevista per il 10 dicembre, la discussione sulle nuove norme sulle emissioni e sulle strategie per il settore automotive è stata spostata a gennaio 2026. Questo slittamento ha creato un clima di attesa e preoccupazione tra i principali produttori europei di automobili, come Volkswagen e Stellantis, che hanno congelato le loro strategie industriali in attesa di indicazioni politiche chiare.
Il commissario ai Trasporti, Apostolos Tzitzikostas, ha confermato in un’intervista che serve ancora del tempo per mettere a punto un pacchetto completo di proposte. Tuttavia, ha sottolineato come sia urgente trovare una soluzione: il settore automobilistico europeo, già duramente colpito da crisi e trasformazioni, non può più permettersi ulteriori ritardi nella definizione delle regole. La necessità di chiarezza riguarda non solo il divieto di produzione di veicoli con motori termici entro il 2035, ma anche la possibilità di adottare tecnologie alternative, come le auto ibride, i biocarburanti o modelli elettrici più accessibili, ad esempio i veicoli elettrici europei a basso costo attorno ai 15 mila euro.
Il rinvio, secondo fonti interne a Bruxelles, non è dovuto a questioni tecniche, bensì a divergenze politiche tra gli Stati membri. Germania e Italia spingono per una revisione più flessibile delle attuali politiche ambientali, mentre Francia e Spagna mantengono una posizione più rigida, puntando a confermare lo stop ai motori termici come previsto. Un ruolo chiave in questo equilibrio fragile è giocato dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, la cui posizione appare indebolita e che cerca di non alienare nessuna delle fazioni in gioco.
La posizione tedesca e il ruolo di Friedrich Merz
La Germania, sotto la guida del cancelliere Friedrich Merz, si sta battendo per ottenere margini regolatori più ampi, soprattutto per quanto riguarda i veicoli ibridi plug-in, chiedendo che possano essere commercializzati anche dopo il 2035. Merz, entrato in carica come 10º cancelliere federale nel maggio 2025, ha dimostrato una leadership pragmatica e autoritaria, cercando di bilanciare le esigenze di sostenibilità ambientale con la salvaguardia del comparto industriale tedesco, particolarmente esposto alla crisi del settore automotive. Il governo Merz, che ha portato la CDU a una svolta conservatrice rispetto all’era Merkel, mira a tutelare i posti di lavoro e la competitività dell’industria automobilistica nazionale, anche in vista degli importanti negoziati commerciali con gli Stati Uniti.
La richiesta di Berlino è stata recepita a Bruxelles con attenzione, e sembra che l’UE stia valutando di concedere eccezioni normative per le ibride plug-in. Questo potrebbe rappresentare un compromesso fondamentale nel negoziato tra i diversi paesi, permettendo una transizione più graduale verso la mobilità elettrica.

Le indiscrezioni sul contenuto del pacchetto che la Commissione presenterà a gennaio 2026 indicano un approccio più inclusivo verso tutte le tecnologie di mobilità. Tzitzikostas ha parlato esplicitamente di integrare biocarburanti e sistemi ibridi nel percorso di transizione, mentre il commissario all’Industria, Stéphane Séjourné, ha sottolineato la necessità di “rimodulare” la tabella di marcia per l’energia pulita, introducendo maggiore flessibilità nelle tecnologie ammesse.
Tra le misure più rilevanti potrebbe esserci un sostegno finanziario di circa 1,8 miliardi di euro destinato all’industria europea delle batterie, con l’obiettivo di rafforzarne la competitività rispetto ai produttori cinesi e di promuovere infrastrutture di ricarica più rapide e capillari. Questa iniziativa sarebbe fondamentale per sostenere la produzione di veicoli elettrici e accelerare la diffusione di una mobilità più sostenibile nel continente.
Nonostante le pressioni e le richieste di rinvio avanzate da alcuni Stati, appare improbabile che la Commissione decida una revoca totale dello stop ai motori termici o un ulteriore posticipo al 2040. Tale scelta comprometterebbe gravemente la credibilità politica della presidente von der Leyen e metterebbe a rischio l’intero progetto di decarbonizzazione voluto dall’UE. L’industria automobilistica europea, rappresentata dall’Acea, non chiede la cancellazione della scadenza, ma un percorso più flessibile e tecnologicamente neutrale, capace di tutelare la transizione senza penalizzare eccessivamente la produzione.
