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La normativa italiana distingue tra occupazione temporanea e abusiva degli stalli: consentito presidiare brevemente il posto, ma vietati ostacoli o attese prolungate.
Nel contesto delle crescenti difficoltà nel trovare parcheggio nelle città italiane, la pratica di tenere occupato un parcheggio a piedi per un amico o un familiare è diventata una consuetudine diffusa ma non priva di dubbi legali. La scarsità di posti auto disponibili, soprattutto nelle grandi metropoli e nelle aree ad alta densità turistica, spinge molti automobilisti a cercare soluzioni alternative per assicurarsi uno stallo, tra cui l’uso di un passeggero che “presidia” a piedi il posto libero. Qual è la posizione della legge italiana su questa pratica? Ecco un approfondimento aggiornato con le più recenti interpretazioni giuridiche.
La disciplina normativa sull’occupazione del parcheggio a piedi
Secondo il Codice della Strada, in particolare l’articolo 20, l’occupazione abusiva della sede stradale costituisce un illecito amministrativo, sanzionato con multe che vanno da 173 a 694 euro. L’occupazione di uno spazio pubblico per un tempo eccessivo o con modalità che ostacolano il traffico può quindi essere punita.
Inoltre, l’articolo 633 del Codice Penale prevede il reato di invasione di suolo pubblico o privato qualora l’occupazione avvenga in modo arbitrario e permanente, con finalità di trarne profitto o utilizzazione esclusiva. Tale reato comporta sanzioni più severe, tra cui la reclusione da uno a tre anni e multe fino a 1.032 euro. Tuttavia, la giurisprudenza distingue nettamente tra una temporanea “prenotazione” del posto a piedi e un’occupazione stabile con installazione di ostacoli fisici, come catene o paletti, che simboleggiano un’appropriazione duratura del parcheggio.
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19075 del 2015 e conferme successive, ha fornito un orientamento chiaro: tenere un parcheggio a piedi non è di per sé illegale, purché l’occupazione sia limitata nel tempo e non comporti intralci alla circolazione stradale o disagi agli altri utenti della strada. In questo senso, il passeggero che presidia il parcheggio agisce come una sorta di delegato dell’automobilista, e non commette alcun illecito se la sua permanenza è strettamente necessaria all’arrivo e alla manovra dell’auto.

Fonti autorevoli come Il Sole 24 Ore hanno sottolineato come l’occupazione “temporanea” sia di fatto legittima se svolta con buon senso e nel rispetto delle norme che regolano l’uso della strada pubblica. Diversamente, la presenza prolungata o l’utilizzo di oggetti per riservare il posto (sedie, transenne, paletti) configurano un’occupazione abusiva e sono sanzionabili.
È importante evidenziare che il fattore determinante è il tempo di permanenza e il modo in cui viene occupato il parcheggio. Se il soggetto rimane a presidiare il posto per un periodo eccessivo, ad esempio oltre il tempo strettamente necessario per consentire l’arrivo dell’auto, si configura un illecito amministrativo. Inoltre, qualsiasi azione che ostacoli il passaggio di veicoli o pedoni, oppure che impedisca l’accesso ad altri automobilisti, può portare all’intervento delle autorità competenti.
La pratica di posizionare oggetti personali per “prenotare” il posto è invece considerata un illecito più grave, con possibilità di denuncia e sanzione anche penale, in base all’articolo 633 del Codice Penale. In questi casi, l’autorità può intervenire per rimuovere gli ostacoli e applicare le relative multe.
Negli ultimi anni, il problema della scarsità di parcheggi in Italia si è acuito, soprattutto nelle aree urbane densamente popolate e nelle località turistiche. Studi recenti stimano che un cittadino medio impieghi fino a 45 minuti al giorno nella ricerca di un posto libero, alimentando una vera e propria “guerra” tra automobilisti. La diffusione di zone a traffico limitato (ZTL), l’aumento delle aree di sosta a pagamento e la riduzione degli spazi destinati alla sosta libera contribuiscono a rendere questa ricerca sempre più frustrante.
In tale scenario, la pratica di “prenotare” il parcheggio a piedi è diventata una strategia diffusa e, se gestita con moderazione e rispetto delle regole, tollerata anche dalle autorità. Tuttavia, è fondamentale non superare i limiti di tempo e non compromettere la sicurezza e la fluidità del traffico.
